A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Situata a pochi passi dal Museo della Scienza e della Tecnologia, che di fatto sorge nei suoi chiostri, la chiesa di San Vittore al Corpo merita
senz’altro una visita sia per la sua storia che per la sua arte.
Le antichissime origini emerse dagli scavi archeologici effettuati nel XX secolo in quest'area fanno dell'intera zona, che ricordiamo comprende anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie e la Basilica di Sant'Ambrogio, una meta di assoluto interesse.
Sulle origini dell'attuale Chiesa di San Vittore al Corpo s'è ampiamente discusso, con conclusioni spesso anche divergenti, ma le indagini condotte dalla Sovrintendenza fra il 1950 e il 1953 e i successivi scavi hanno chiarito ogni dubbio a proposito di un edificio preesistente in loco.
Sotto la chiesa si conservano infatti i resti del Mausoleo Imperiale di San Vittore al Corpo. In epoca romana, l'attuale via San Vittore era un importante asse stradale, sul quale prospettava fin dal I secolo d.C. una vasta necropoli. Qui venne eretto, in epoca tardo-antica (ossia tra il III e il VI secolo), un imponente recinto a forma di ottagono schiacciato, con torri semicircolari agli angoli, che includeva tanto una preesistente area cimiteriale, in prevalenza cristiana, quanto un sontuoso mausoleo imperiale.
Quest'ultimo fu trasformato nella cappella di San Gregorio nel IX-X secolo e annesso a San Vittore al Corpo, indi fu abbattuto negli ultimi decenni del XVI secolo, quando fu rifatta la chiesa.
Venuto alla luce durante le indagini già citate, il mausoleo è tuttora visibile nelle sue fondazioni grazie ai volontari del Touring Club Italiano che, all'interno del programma "Aperti per voi", accompagnano i visitatori in uno spazio ipogeo alla scalinata d'accesso alla chiesa. Il mausoleo aveva la forma di un ottagono perchè questo, secondo credenze mitraiche, indicava il passaggio tra la terra e il cielo, i suoi lati misuravano 7,5 metri e presentava una pavimentazione in mattoni analoga a quella rinvenuta nelle Terme Erculee, affiancata ad un'altra parte a mosaico in opus sectile marmoreo, con un motivo di esagoni alternati a triangoli. Al suo interno vi erano otto nicchie, una per lato, rettangolari e semicircolari; le pareti disponevano di uno zoccolo di marmo grigio, sormontato da tarsie marmoree e mosaici. Non è stato possibile precisare la data di costruzione, ma per certo il primo imperatore a trovarvi riposo fu Valentiniano II, morto nel 392. In realtà il Mausoleo era stato costruito per Massimiano, ma questi morì a Marsiglia e venne ivi sepolto.
Quanto al recinto, ciò che ne rimane si trova sotto i chiostri ed è quindi visibile dal Museo della Scienza e della Tecnologia; in particolare, nel primo chiostro è conservata la zona di ingresso del recinto con la traccia del muro e di una torre d'angolo. L'altro importante reperto, ossia il sarcofago (labrum ovvero vasca) in cui venne sepolto Valentiniano II, si trova ora in Duomo.
L’edificio attuale risale alla fine del XVI secolo (1576): fra gli architetti che vi misero mano vanno citati Vincenzo Seregni, che ne tracciò il progetto originario, Galeazzo Alessi, che lo portò a termine (ad eccezione della facciata rimasta incompiuta) apportandovi alcune modifiche, e Martino Bassi, che curò alcune cappelle laterali e il campanile. Gli unici resti del periodo precedente sono oggi il lavabo in marmo bianco, risalente al tardo Quattrocento, e il Cristo deposto in terracotta, opera del bolognese Vincenzo Onofri, conservato nella Cappella di San Gregorio.
L'interno della chiesa si presenta con tre navate, separate dalla zona del transetto e dall'abside mediante una cupola sorretta da quattro grossi pilastri; al di sotto si trova la cripta, anch'essa a tre navate, con volte a crociera rette da colonne toscane in granito.
La navata centrale della chiesa è coperta da una volta a botte a cassettoni, adornata con raffigurazioni di santi; le due navate laterali, divise da pilastri, presentano volte a cupola suddivise in eleganti riquadri; lungo le navate laterali ci sono dodici cappelle.
Tutti gli interni si caratterizzano per una ricchissima decorazione a stucco, con affreschi risalenti alla fine del Cinquecento e ai primi del Seicento (tra gli autori Andrea Salmeggia e Daniele Crespi).
Alla parte artistica parteciparono anche Ercole Procaccini (volta della navata centrale), Camillo Procaccini (Storie di San Gregorio nell'abside destra del transetto), Ambrogio Figino (Storie di San Benedetto nell'abside del transetto sinistro), il Moncalvo (cupola).
L’altar maggiore settecentesco è ornato da pietre dure e marmi, col tabernacolo di lapislazzuli; sotto di esso, in un’urna, si trovano le reliquie di San Vittore; notevoli sono anche, dietro il presbiterio, gli stalli del coro ligneo, realizzati in noce da Ambrogio Santagostino ed ornati con scene della vita di San Benedetto.
La chiesa può essere raggiunta con la metropolitana 2 (Sant'Ambrogio), percorrendo circa 200 metri a piedi.
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